lunedì 25 marzo 2013

Ho ufficialmente perso la testa Si dice che dopo aver toccato il fondo si possa solo risalire. Speriamo. Questa ascesa mi inquieta più dell'abisso. Temo di non farcela insomma. Vi farò sapere. Comunque, ho scoperto che hanno girato il film su la schiuma dei giorni. Non vedo l'ora di vederlo :) THE END

venerdì 4 gennaio 2013

Lasciarsi Travolgere.

Respirare. Annegare. Fumare un po’. Farsi male. È crudele pensare che si deve morire e poi si muore comunque. Alle volte quando la città trema nel silenzio delle 4 hai la sensazione di essere sola, completamente sola, in una scatola di vetro, i palazzi sono pezzi di cartone, le strade puro accidente, non c’è ombra che si depositi sull’asfalto, cammini e ti senti morire e vuoi morire e perché morire quando poi si muore comunque. In strada il tuo respiro è il linguaggio di Babele, a tratti dimenticato a tratti forbito, il pesce rosso di Adams Douglas ricorda come rivolgersi agli estranei delle galassie, tu no. La sigaretta non brucia più, le parole sono mute, la tua sciarpa psichedelica si perde, panni appesi ai balconi, suicidi appesi ai pali della luce, illuminazioni e mutande sui balconi della città in fiamme. Hai i capelli rossi, le guance rosse, gli occhi rossi. L’asfalto nel cuore, l’asfalto in cui i rumori si attutiscono, le case che si crogiolano nello sfacelo, lo sfacelo ti lacera la carne, le tue guance così verdi che rasentano l’assurdo, putredine, peccato originale, le tue gambe poco fili molto informi. Le stelle sono fisse attaccate con l’adesivo, penzolano come cazzi mosci, ti inseguono, ti cadono addosso, hai paura ma perché aver paura, sapevi che sarebbe accaduto. La sigaretta si spegne , è un mare di cenere quello di cui ti sporchi. Acido fenico, acido cloridrico Lucy in the Sky with Diamonds , l’ipod è già scarico, le parole sono dimenticate. Se tu diventassi completamente sorda, se tu non potessi più ascoltare gli altri, se ti perdessi nella voce nella tua mente allora sì che saresti finita. Potresti urlare aiuto e strapparti le labbra a morsi e non ti sentiresti. Se tu fossi sorda forse troveresti il coraggio per. Ti calmi, ti riprendi, ti sorprendi che comunque vada non ci sono macchine né cani né persone né maschere o manichini, sola, completamente sola, la città è un discorso con troppi periodi incatenati, le tue mani così bianche, la voce che sa tremare, le parole incastonate e le tue ciglia, un abisso di terrore, la terra che si sfalda e ti inghiotte nel suo ventre, gli appartamenti pieni di orchidee, le televisioni che palpitano in un crepitio di cristalli liquidi. Esseri dormienti, scrittori della notte, birra e allucinazioni, c’è chi fa sesso oltre quelle finestre, chi si ama da solo, chi non ha nessuna voglia di esistere, e tu sei tutti loro e nessuno di loro e per questo li ami e per questo vorresti saper amare. Sola e ancora sola, calcare le strade silenziose è come lasciarsi travolgere da un tir, ma non per questo smetterai di camminare, o combattere o morire, meglio tentare la guerra che concedersi all’inevitabile fine. Se un senso ci fosse quale sarebbe? M// Come lasciarsi travolgere per lasciarsi aiutare.

domenica 23 dicembre 2012

Questo non è Pomeriggio 5, quando lo capiremo ?!

Io non me ne intendo di politica, ma mi sembra che si dia spazio solo a rimarcare ciò che è evidente già di per sé: sì, si ricandida, noi possiamo solo impedirgli di vincere. Ma ciò significa avere delle proposte valide da presentare e a me è sembrato che oltre parlare male di Berlusconi ci sia davvero poco sulla brace. La sinistra ha paura di prendere il potere è più comodo continuare a stare nell'"opposizione", che poi a cosa si oppongono nemmeno loro lo sanno. La destra, manco a parlarne, non sa più cosa inventarsi, l'importante è che se ne parli, tanto che invadono tutti i salotti televisivi. Il centro si aggrappa a Monti che non vuole saperne di ricandidarsi, e credo faccia bene perché ci perde solo il sonno a stare appresso a questo circo. Bisogna capire che Politica e Berlusconi non sono sinonimi, parlando di lui non si fanno cambiamenti, non ci sono risposte e probabilmente nemmeno domande. Questo non è Pomeriggio 5, quando lo capiremo ?! M//

sabato 15 dicembre 2012

MAKEMEAFIGHTER

Ho un nuovo gioco. Praticamente mi ritaglio mezzora per star male, tutti i giorni, ora più volte al giorno. Devo riuscire a concentrare le mie crisi di panico in quei 30 minuti, e posso pensare a tutte le cose orribili che mi passano per la testa, comprese le catastrofi naturali. Il problema è che non riesco a farlo funzionare, non ancora comprendo bene come scatenare la crisi e al contempo quando ci riesco non so come farla smettere. A parte questo sono arrivata a una decisione dopo due decadi spese a prendermi a schiaffi per sentirmi sempre meno forte. Voglio stare bene. Principalmente perché andando in terapia mi sono sentita alquanto noiosa e vuota, so soltanto piangere e farmela nelle mutande andiamo è così adolescenziale. Ok che la vera crisi inizia con gli anni della pseudolibertà universitaria, ma questa è una vera catastrofe. Mi ritrovo in un angolo con la pressione che sale e scende e il cuore che martella e l'aria che mi manca, la gola arsa, il sistema simpatico che mi grida combattioscappa e io in camice o in classe con i soffi sistolici proiettati a tutto volume soccombo nel bumbumbumbum claustrofobico, c'è tanto caldo e occhi che mi guardano e bumbumbum e io scappo e non combatto e se combatto finisce che soccombo perchè quand'è questione di adrenalina non la si controlla le si grida di raggiungere il picco, fammi venire un infarto, fammi andare il cuore in pezzi e sfracassami anche i polmoni visto che ci sei tanto non mi servono. Per non sentirmi mai più così sto cercando di diventare più forte, forse non migliore ma magari più felice. Non credo che le persone felici siano anche buone, solitamente sono solo molto egoiste. Ma credo sia arrivato il momento di far qualcosa per me, "e a culo tutto il resto".

sabato 29 settembre 2012

Vorrei cingerti le braccia al collo e dirti: Respira. Respiriamo insieme mentre piove sulle fabbriche chiuse, e sulle città che esplodono di parole parole appese agli angoli di mille bocche parole appese alle sigarette, soltanto parole. Ci sono talmente tanti conflitti armati e verbali che l'unica arma che ci è rimasta è restare in silenzio. M//

martedì 28 agosto 2012

La terapia fai da te.

Ogni tanto lo sento ancora, mi dà la sensazione di uno strappo. Non saprei definire il punto preciso in cui origina, ma si diffonde verso lo stomaco e verso il mediastino, scende nelle gambe e corre verso le dita delle mani e, imboccando il collo senza troppi problemi, raggiunge il cervello. E per un attimo sento di volerlo, di volermi ricucire, di voler riunire i lembi slabbrati, di correre al riparo. Ha tutta l'aria di essere un capriccio, dopotutto non ne sono capace. Ogni tanto mi sento morire come quando avevo quindici-sedici fino ai diciannove anni, quando "scrivevo" o meglio tentavo di esprimere attraverso i periodi ciò che mi scombussolava. Adesso continuo a temporeggiare. Prima di tutto non ho più il lessico, mi perdo nella sintassi, i congiuntivi non sono oleati, provo imbarazzo nell'esprimermi a voce, figurarsi se ho l'ardore di comunicare il più vero lato di me, quello che non comprendo e che probabilmente conoscerei solo se tentassi di manifestarlo su carta. Saprei spiegarvi quali sono le connessioni del cervelletto in un saggio breve con sezioni colorate di Smarties ripieni di neuroni, ma ora vacillo in tutto il resto. Presumibilmente il cervello è come un hard disk, o meglio è l'hard disk a essere come il cervello, ha un certo numero di Giga occupabili. Il resto è Messico. Comunque quando mi capita di osservare le foto o di leggere i pensieri di qualche mio coetaneo provo una miscela di ammirazione e compassione verso le sue incredibili capacità. Vorrei davvero credere ancora che un giorno avrò l'illuminazione che mi inchioderà al pc per procedere all'assalto della grande Idea e di darle uno scheletro di carta e inchiostro, ma proprio non ci riesco. Sono carente e demotivata, avrei dovuto scrivere il mio grande romanzo prima dei 18 anni, anche perché per quell'età nella mia testa ero convinta che sarei già stata morta. E invece quasi 22 anni e quasi sconfitta. O così mi sento, anche se forse l'unica vera sconfitta fino a ora è con la bilancia. Dev'essere il mio desiderio di sparire, di farmi piccola e invisibile ad atterrirmi al punto da non aver più bisogno di sfogarmi interpretando nell'unico modo a me possibile i ruoli che nella vita avrei timore di inscenare. D'altro canto sento che non solo viviamo in un periodo in cui tutto è stato detto, ma anche che sia l'individuo sia la massa ora non fa altro che mistificare il suo lavoro. Tutti sono artisti, tutti sono spalatori di letame, tutti sono uno e uno è tutti e nonostante tanto affaccendarsi che tu sia un genio o un deficiente all'improvviso e con molti fastidi per gli altri o per la propria dignità si viene a mancare. Ma ultimamente mi vengono in mente anche pensieri per me divertenti. Tipo se le idee viaggiassero da una mente all'altra come potenziali d'azione e le menti fossero tanti dendriti o assoni con sinapsi contingenti e alcuni di noi ( il genio per farla breve ) fossero gli assoni pionieri che nell'embriogenesi mediano la formazione dei primi collegamenti tra neuroni tutto sarebbe spiegato: niente plagio, niente infamia o gloria, solo una infezione necessaria alla progressione del comune pensiero a cui tutti giungeremo con tempi più o meno simili ma ritardati rispetto ai pionieri. Il senso del post era ribadire che ogni tanto provo quel dolore bizzarro, il dolore da vacuità e mancanza che si percepisce quando si ha l'anima a pezzi, e l'ho provato pensando che avrei tanta voglia di scrivere (ovviamente non cazzate come questa, ma tentare sul serio), solo che poi alla luce bianca dei pixel non riesco a buttare giù niente che mi stimoli davvero. Sono incapace, e ok, ma anche molto codarda. Probabilmente non lascerò traccia di me, è questo ciò che trovo assurdo. Se non sono nata per qualcosa di valore, allora che senso avrà avuto la mia intera vita? Grande Idea ti prego arriva perché è forse la tua assenza a scombussolarmi tanto.

lunedì 27 agosto 2012

Ma ora su noi regna il silenzio, si posa tra le pause dei tuoi respiri. Sulle pagine dei libri, e sui capelli che ti coprono gli occhi quando piangi