lunedì 16 maggio 2011

Ho capito che non sei importante per me, e che non sei mai stato mio amico.
Non parlo di te, P, tu lo sei.
La 0.5 fa sempre bene, e se Renga canta con la pioggia ancora di più.
Io non ho amici, ho solo un branco di idioti tra i piedi, e pendono dalle labbra di una puttana conosciuta in tutto il circondario.
Spero di trovare la forza di fare quel maledetto tirocinio e di accettare il fatto che tutti deridano il mio peso, anche se questo significherà vivere di merda all'università. Come se già non vivessi di merda.
Spero che un deus ex machina risolva i miei problemi, ma solitamente questo avviene solo nelle tragedie greche, e la mia vita credo sia molto peggio di una sciocca tragedia splatter.
Piromani si muore, ma se sei al mio fianco sarà l'eutanasia.

venerdì 13 maggio 2011

Occhi Bassi.





Il problema è che la mia espressione è sempre abbastanza truce. Tengo solitamente il capo basso, possibilmente affondo nelle orecchie piccole auricolari collegate a un ipod dal vetro spaccato. O comunque sfoggio un evidenziatore tra le dita, e sulle ginocchia sorreggo un libro. Non mi scompongo se nel viaggio sembra che un Eurostar ci travolga, io continuo a fissare il libro, o a cercare la canzone che possa rasserenarmi, o il cellulare. Io ho timore e vergogna del contatto visivo, e se mi capita di dover fissare qualcuno negli occhi arrossisco, o lascio cadere lo sguardo, o fisso un punto vicino risultando strabica. Gli estranei li fisso giusto un attimo, con il mio sguardo truce che nasconde l'imbarazzo e la voglia di scappare, poi torno al libro. Soprattutto la bellezza provoca la mia ritrosia, ancora di più quella degli uomini che trovo attraenti mi porta al silenzio tombale e all'infierire sulla povera cervicale in flessione, che probabilmente ho già del tutto storta.
Non so come mai ci abbia pensato proprio ora, avevo bisogno di uno stacco dallo studio scientifico. Maggio e medicina non sono fatti per stare insieme, ma in un modo o nell'altro devono imparare a convivere.

martedì 10 maggio 2011

Stavo pensando: e se le strade non fossero state create per unire, ma per dividere?
Forse le persone non erano felici dove si trovavano in principio, le hanno solcate per fuggire via.

sabato 7 maggio 2011

Sto sprecando la mia giovinezza in tutto e per tutto.
A marcire in casa aspettando che le cose vadano al loro posto guardando sciocchi film per farmi venir sonno.
A soddisfare e sopportare i capricci di chi mi è intorno.
A chiedermi se quello che ho scelto sia stato poi davvero giusto.
Dovrei essere lungimirante, dovrei smetterla di sguazzare nel terrore e nella compassione verso me medesima, dovrei mirare in alto, non accontentarmi sempre, dovrei sopportare e non cercare di stroncare il dolore e la frustrazione. Avrei dovuto lasciare che il tempo facesse il suo corso, mi sarei adattata a ogni condizione.
E invece sento di essermi accontentata, in tante, troppe situazioni. Ingabbiando la ragione, dando del sensato a ciò che non aveva nulla di logico.
Mi sono scavata la fossa con le mie stesse mani e solo ora me ne sono accorta.

Delucidazione per scrupolo.

La Schiuma dei giorni non è un titolo di mia invenzione, è il titolo di un romanzo di Boris Vian di cui devo ammettere, mi è piaciuto solo il titolo.

Cassandra che se ne va via nuda e senza sopracciglia (cit. C. Palahniuk)





È un concetto che probabilmente rubato a Baudelaire e a molti altri letterati del passato quello riguardo la mia concezione di Bellezza. Io posso solo replicare dicendo che non ho una colpa se sono nata solo nel 1990, quando tutte le carte erano già lanciate in tavola. Ebbene io trovo che non ci sia nulla di più languido e affascinante di un viso malinconico e inconsapevole di sé. La bellezza che non riposa sugli allori certa di venir elogiata, la bellezza che sta in sordina e che allo specchio non si riconosce, la bellezza che di sé si duole, senza percepirsi né identificarsi. Forse confondo la bellezza con l’innocenza, la rosa con il bocciolo, ma non concepisco qualcosa che sia bello senza aver mantenuto la sua incorruttibilità. Quando tutti i vizi vengono smorzati con concessioni e privilegi, la bellezza diventa prepotente e mi pare che sfumi, divenendo una sua pallida ombra, una maschera illusoria. All’innocenza si deve aggiungere la malinconia, lo sguardo solitamente basso, le pupille fiere che se si fissano su altre dardeggiano, bruciandoti viva. Possibilmente capelli rossi e pelle di neve, per aumentare il pathos. Vedere un viso consumato da una qualche tragedia reale o immaginaria è qualcosa che colpisce chiunque, che fa orrore o stupore, o pena, un’idea che non ti abbandona pure se tenti di respingerla. La bellezza è una chimera dalle mutevoli forme combinate insieme, non riesci a comprenderla se la osservi nel complesso, devi soffermarti sui particolari, occhi, bocca, ginocchia, scapole, promontorio lombosacrale, capelli, ciglia, nei, incavo tra le clavicole, e anche allora sarai spaventato e sicuro di non riuscire realmente a intendere razionalmente ciò che ti ha colpito. Insomma per me la bellezza è qualcosa di malaticcio, consunto, pallido e perennemente depresso, inconscio e represso, un uragano in bottiglia che attende solo di scoppiare e fare piazza pulita.



*Invece la mia concezione di fascino è la donna tipicamente sfrontata, pronta a tutto, matta da legare , malata d’amore per un uomo che non la ricambia o che la sfrutta o che le fa del male, pronta a puntarsi una pistola alla tempia pur di risolvere i suoi problemi, una di quelle dagli occhi stralunati e dalle labbra rosse, dai capelli anni Venti-Trenta-Quaranta, dai vitini a vespa e dalle psicosi galoppanti. Lo scrivo qui per non dover scrivere un post solo su questo, già descrivere la mia idea di Bellezza è stato più noioso di quanto mi aspettassi, figuriamoci dover fare di nuovo qualcosa di simile. Che poi era più divertente parlare di donne psicopatiche piuttosto che di donne innocenti, a nessuno piace essere buono, nessuno lo trova interessante almeno.
* In aggiunta : io dell’uomo non so molto, conosco meglio le donne perché sono sempre stata bloccata dalla bellezza fisica o interiore degli uomini (ma esiste quella interiore degli uomini? Ok, momento cinico, certo esiste, solo che la nascondono molto bene ) deve esserci un qualche disturbo mentale legato a questo particolare o sono semplicemente molto timida, per questo idee come la bellezza e il fascino le ho collegate immediatamente all’idea di donna. O questa è omosessualità latente (?).

venerdì 6 maggio 2011






Ma forse un sorriso io l'ho regalato
e ancora ritorna in ogni sua estate
quando la guidai, o fui forse guidato
a contarle i capelli con le mani sudate.

Fabrizio De Andrè, Un Malato di cuore.


E alla fine di ogni preghiera
Contava una vertebra della mia schiena.
Fabrizio De Andrè, Il sogno di Maria.

Seppelliva sua madre in un cimitero di lavatrici
avvolte in un lenzuolo quasi come gli eroi
Fabrizio De Andrè, Canzone del Padre

(I tuoi occhi) ormai buoni per setacciare spiagge con la scusa del corallo
O per buttarsi in un cinema, con una pietra al collo.
Fabrizio De Andrè, Verranno a Chiederti del nostro Amore

Digli pure che il potere io l'ho scagliato dalle mani, dove l'amore non era adulto
e ti lasciavo graffi sui seni.
Fabrizio De Andrè, Verranno a chiederti del nostro amore.

Eri poesia.

giovedì 5 maggio 2011

Le Ragazze Con Cui Esco Hanno Tutte Un Incubo Nel Cassetto (cit.)





Sto seriamente pensando di farmi rimpicciolire per poter visitare il corpo umano. Deve essere spassoso tra microvilli e ciglia vibratili, una specie di acqualand dove tutto è possibile, perfino venir digeriti da qualche simpatico enzima. Oggi un tipo bizzarro ha fermato la mia coinquilina e le ha mostrato la sua capacità di memorizzare, in circa 40 secondi , una ventina di cifre sparate a caso da lei. In casa è scoppiata così la curiosità di partecipare a questa miracolosa dimostrazione sul potenziale nascosto in noi che, una volta venuto alla luce, ci permetterà di superare gli esami con uno sforzo minimo ottenendo un successo imprevisto. Trova il modo di rinvigorire la tua memoria e sarai un 110 e lode, questo è il senso. Sinceramente sono scettica, credo sia solo l’ennesima buffonata per deprivarci del nostro già scarso denaro, e poi ho già da pensare alla bolletta, e la mia memoria è già abbastanza frustrata, non potrebbe sopportare l’ennesima umiliazione. Nel frattempo è una giornata soleggiata e tutto va bene. La sera scorsa ho rischiato di morire, non so se il mio termometro è andato o se sono io incapace o se fosse vero, ma la mia temperatura era di 35 gradi. Io penso di aver avuto qualcosa, ho passato la notte sono strati di coperte insonne per timore di non risvegliarmi mai più e vaneggiando, alternando momenti in cui mi sentivo svanire a altri in cui pregavo che il sole sorgesse. F. ritiene sia colpa dell’ansia, io non ancora ho deciso di affrontare questo problema, per ora guardo tv spazzatura e penso agli esami il minimo possibile per stare a posto con la coscienza. Dovrei sentirmi continuamente di merda, dovrei continuamente provare repulsione per me stessa e per la mia ignavia per passare questo periodo supportata dalla volontà di dimostrare a me stessa che posso superare anche l’inerzia che mi attanaglia, invece no, ripenso a quanto fossi brava e sveglia ai tempi in cui ero una adolescente, a quali pensieri profondi arrivassi, ai chilometri di fogli scritti e letti, alle interrogazioni impeccabili, soprattutto però ripenso a quando la mia mente pareva vergine e incorrotta, non preda degli acciacchi e dell’insonnia, non istupidita da chissà quali illusioni, dalle sigarette e dall’alcol. Erano bei tempi, firmerei per tornare indietro. Chi l’avrebbe detto che in tre anni mi sarei ridotta a questo catorcio perennemente scontento e sconfitto. Quindi sì, lo ribadisco, maturare per me significa tendere al marcio, e non progredire né superarsi, è come ricadere ciclicamente nei propri sbagli, è come annientarsi, è vivere nella nebbia e nello stallo,seguitando a ferirsi, è sopravvivere nell’incapacità di vedere delineato il proprio futuro. La vera crisi non sta tanto nell’adolescenza, il vero dramma inizia più tardi, quando non si hanno ginocchiere e parastinchi da indossare, quando nessuno ti conosce per nome, quando i tuoi occhi e i tuoi passi e i tuoi dubbi restano solo ombre indistinte nel marasma mefitico di una città che non ti appartiene.
M.

martedì 3 maggio 2011

Dicono poi che mentre ritornavi, nel fiume chissà come scivolavi.




Ho lasciato le tapparelle serrate per impedire al nuovo giorno di invadere camera mia. L’assenza di tempo è ribadita dall’aver mandato al diavolo il cellulare, e l’orologio. Ostento indifferenza al tempo come posso, trascurando lo studio e il mio viso sempre più diverso dall’immagine che ho di me stessa e ignorando il mio corpo che vorrei fosse d’un altro,gli abiti macchiati di sugo, gli odori impressi in questa stanza che parlano di quando ci amiamo in silenzio o fumiamo fino allo spasmo, e le voci che si rannicchiano nella mia testa,e le penne che non sanno più scrivere, e i sospiri di quest’abitazione tentacolare dalle fondamenta instabili. Mi sembra impossibile che maggio sia arrivato travolgendo tutto. Sono di nuovo incapace di vivere, di scegliere, pertanto mi astengo e spengo il televisore, e il cellulare, e non leggo cosa ci sia sull’angolo destro del desktop, fingo di non star correndo, mi impongo una pausa anche se non c’è tempo, è come trattenere il respiro è come esplodere dentro, frugando nel ricordo, affogando nell’assenza di un senso, consapevoli che vivere morire ragionare o agire siano tutti aspetti mutevoli di uno stesso identico dramma irrisolto.

M.

lunedì 2 maggio 2011

A quanto pare l'unico scopo degli Italiani nei giorni seguenti il matrimonio di William e Kate è stato iscriversi ai gruppi sull'argomento che fossero in inglese per insegnare al resto del mondo cosa significa Pippa nel linguaggio di strada.