martedì 28 agosto 2012

La terapia fai da te.

Ogni tanto lo sento ancora, mi dà la sensazione di uno strappo. Non saprei definire il punto preciso in cui origina, ma si diffonde verso lo stomaco e verso il mediastino, scende nelle gambe e corre verso le dita delle mani e, imboccando il collo senza troppi problemi, raggiunge il cervello. E per un attimo sento di volerlo, di volermi ricucire, di voler riunire i lembi slabbrati, di correre al riparo. Ha tutta l'aria di essere un capriccio, dopotutto non ne sono capace. Ogni tanto mi sento morire come quando avevo quindici-sedici fino ai diciannove anni, quando "scrivevo" o meglio tentavo di esprimere attraverso i periodi ciò che mi scombussolava. Adesso continuo a temporeggiare. Prima di tutto non ho più il lessico, mi perdo nella sintassi, i congiuntivi non sono oleati, provo imbarazzo nell'esprimermi a voce, figurarsi se ho l'ardore di comunicare il più vero lato di me, quello che non comprendo e che probabilmente conoscerei solo se tentassi di manifestarlo su carta. Saprei spiegarvi quali sono le connessioni del cervelletto in un saggio breve con sezioni colorate di Smarties ripieni di neuroni, ma ora vacillo in tutto il resto. Presumibilmente il cervello è come un hard disk, o meglio è l'hard disk a essere come il cervello, ha un certo numero di Giga occupabili. Il resto è Messico. Comunque quando mi capita di osservare le foto o di leggere i pensieri di qualche mio coetaneo provo una miscela di ammirazione e compassione verso le sue incredibili capacità. Vorrei davvero credere ancora che un giorno avrò l'illuminazione che mi inchioderà al pc per procedere all'assalto della grande Idea e di darle uno scheletro di carta e inchiostro, ma proprio non ci riesco. Sono carente e demotivata, avrei dovuto scrivere il mio grande romanzo prima dei 18 anni, anche perché per quell'età nella mia testa ero convinta che sarei già stata morta. E invece quasi 22 anni e quasi sconfitta. O così mi sento, anche se forse l'unica vera sconfitta fino a ora è con la bilancia. Dev'essere il mio desiderio di sparire, di farmi piccola e invisibile ad atterrirmi al punto da non aver più bisogno di sfogarmi interpretando nell'unico modo a me possibile i ruoli che nella vita avrei timore di inscenare. D'altro canto sento che non solo viviamo in un periodo in cui tutto è stato detto, ma anche che sia l'individuo sia la massa ora non fa altro che mistificare il suo lavoro. Tutti sono artisti, tutti sono spalatori di letame, tutti sono uno e uno è tutti e nonostante tanto affaccendarsi che tu sia un genio o un deficiente all'improvviso e con molti fastidi per gli altri o per la propria dignità si viene a mancare. Ma ultimamente mi vengono in mente anche pensieri per me divertenti. Tipo se le idee viaggiassero da una mente all'altra come potenziali d'azione e le menti fossero tanti dendriti o assoni con sinapsi contingenti e alcuni di noi ( il genio per farla breve ) fossero gli assoni pionieri che nell'embriogenesi mediano la formazione dei primi collegamenti tra neuroni tutto sarebbe spiegato: niente plagio, niente infamia o gloria, solo una infezione necessaria alla progressione del comune pensiero a cui tutti giungeremo con tempi più o meno simili ma ritardati rispetto ai pionieri. Il senso del post era ribadire che ogni tanto provo quel dolore bizzarro, il dolore da vacuità e mancanza che si percepisce quando si ha l'anima a pezzi, e l'ho provato pensando che avrei tanta voglia di scrivere (ovviamente non cazzate come questa, ma tentare sul serio), solo che poi alla luce bianca dei pixel non riesco a buttare giù niente che mi stimoli davvero. Sono incapace, e ok, ma anche molto codarda. Probabilmente non lascerò traccia di me, è questo ciò che trovo assurdo. Se non sono nata per qualcosa di valore, allora che senso avrà avuto la mia intera vita? Grande Idea ti prego arriva perché è forse la tua assenza a scombussolarmi tanto.

1 commento:

  1. Sai, non credo che la parte che io ricordo - quella dei 19 anni, quella che dall'esterno, credimi, con un po' di affetto antico, tra le righe si sente ancora - non credo che quella parte sia morta, o spenta, o spezzata.
    Sono troppo ignorante per capire il discorso degli assoni, ma ho una vaga idea di quello che intendi: e se ho capito bene, i signori pionieri non son tipi da farsi soffocare da una coperta (se il mondo è ancora la coperta di Linus Van Pelt), soltanto da rimanerci incastrati, magari nascosti alla vista, tra pieghe assurde e serie tv, ma pronti a tornare fuori -e tu sei una di loro. Ventidue anni o no.

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