sabato 3 marzo 2012

Sarò deficiente, ma mi sono di nuovo dimenticata come si può commentare. Così mi chiedevo: qualcuno di buona volontà mi lascerebbe un commento con le spiegazioni per impedire che ogni volta debba postare sciocche richieste d'aiuto? Questa è la terza volta, l'Alzheimer galoppa.
Con tutti i passaggi, almeno non sarò solo una pseudoubriacona vuota dentro che riempe il blog di minchiate, mi impegnerò con i commenti e con le opinioni, e magari anche con i miei post.
Grazie mille.



Nel frattempo, per chi mi segue da un po': è giunto il momento di vuotare il sacco: che opinione avete di me?
Purtroppo mi offendo, ma non porto rancore.

Questa è la fine.

Avevo i capelli ricci. La pioggia cadeva e non avevo freddo. Sapevo come sarebbe finita, come sempre. Non poteva sorgere il sole. Oltre il drappo il buio colava a piombo, i miei occhi lo sapevano. Mi mancavi e non faceva così male da tanto. Le parole incollate in un messaggio che non aveva più senso inoltrare, salvato in un documento word che non avrebbe mai visto la luce. Non poteva sorgere il sole, non per noi. Mi parlavi dei campi incolti, dei gigli infanti, parlavi e dalle tue labbra pareva nascere un arcobaleno di suoni, quei suoni avevano un senso, la tua barba disegnava pensieri criptici, i capelli trovavano un senso in quel telaio di incongruenze, parlavi e tutto aveva una ragione. Intrinseco non era più solo un aggettivo, era un modo di esistere. Parlavi, e non provavo più timore. Nei pantaloni slabbrati, nelle sigarette spente male, i colori si richiamavano e rincorrendosi si completavano. Dimmi che sarò felice, che non si può essere scontenti. Dimmi che non si vive per morire ma si muore per essere stati vivi. Chiedevo solo questo, non era difficile accontentarmi. Dimmi che affogando nei cocktail ci si ritrova bambini, che i pezzi di fegato si potranno rincollare, dimmi che la verità è nel decoupage, nel rimettere insieme i cocci, e ripetimi fino allo svenimento che è giusto sentirsi vittime e aver voglia di piangere. Cantamelo con quel tuo accento rauco e tienimi stretta, stringimi forte,voglio sentirmi mancare, voglio sentirmi morire. E poi offrimi da bere. Parlavamo sbagliando tutte le vocali aperte, barattando i nostri silenzi imbarazzanti per degli euro, turisti per sempre per vedere i Caraibi, e non ti tuffare finché i tuoi miraggi non saranno ingombranti come i ricordi. Ripetimi che si è felici solo quando ci si perde, l’alienazione non è il mezzo ma lo scopo, bisbigliami all’orecchio che non basta bere, non basta piangere, bisogna diventare spettri di polvere per essere sinceri. Il mondo non è mai stato così bianco. M//.