lunedì 12 luglio 2010

Luglio bastardo.




I biglietti ripiegati nelle tasche. Le tasche ripiegate sulle ginocchia. A fumare e tossire perché è vietato abbaiare. Mi ricordavi una canzone d’estate, la settimana enigmistica, una rivista scandalistica piena di persone abbronzate che ti danno la sensazione di bruciare. Puoi quasi sentire l’odore di salsedine, boccheggi per la calura, il ventilatore ripete ritmicamente che non sarà lui a salvarti da te stesso. Mi sveglio con la cattiva idea di cercarti, di prenderti a schiaffi, di dormire nel tuo letto, o negli scompartimenti dei peggiori treni che comunque vada ci allontanano. Poi si fa tardi e le granite alla fragola non fanno la felicità, però aiutano, molto più dei tuoi finti sorrisi, degli abiti appesi, dell’organza e del tulle che ci stavano soffocando. Ti bisbiglio al telefono che c’è aria di crisi, a furia di piangere sforneremo l’oceano Atlantico, e non c’è modo di insegnarti a parlar francese, il rossetto rosso dopotutto si disfa sempre e tu vesti del colore del mare e ti ostini a non voler essere ricoperto di flash acrobatici e aritmici, la sincope della tecnologia da bere. Quando ci saranno meno pagine da studiare, meno evidenziatori da sprecare, quando non avrò le dita cadenti per l’effetto del ticchettio ritmico sui tasti e sui fogli, allora probabilmente andremo a raccogliere papaveri. Era vagamente romantico lasciare insulti scritti sui biglietti, nasconderli tra l’analisi di linkage e le malattie complesse, non avere nemmeno il coraggio di confessarsi, di togliersi il peso, di levarsi la maglia, di dire ti amo, di prendere a schiaffi il cielo. Avere vent’anni può causare effetti collaterali, vedi foglietto illustrativo, capitolo 13, paragrafo 4.

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