lunedì 23 agosto 2010

FANCULO

Lo senti questo crack ? Beh, io sì. Da tanto tempo. Sta andando tutto a rotoli. Il palazzo di vetro si sta infrangendo, schegge dappertutto ti feriscono le mani, abrasioni sulla pelle e lacrime rosse. Hai presente quando una stella collassa ? implode, si digerisce, sono come i succhi gastrici ma a una temperatura superiore all’immaginabile. E la stella scaglia al di fuori gli strati superficiali, si fa più pesante, inizia cicli di espansione e diminuzione, non riesce a stare ferma. Crepe ovunque. Il silenzio che diventa una camera a gas. Non hai modo di fuggire, sei intrappolata, senti il tuo spirito liquefarsi e poi evaporare. E cosa diventi? L’eco di un passato sempre in bilico. Atrabile. Carne che sfrigola emanando un odore agrodolce. Hai presente cosa significa non volersi svegliare, preferire l’oblio, la paura peggiore diviene il porto in cui celarsi dai cattivi pensieri. Lo senti questo crack? Forse pensi sia all’esterno, invece è dentro di me. Sono io che sto morendo. Di dolore, di ansia, di disperazione, di paura. Divorata dalle incertezze. L’impasse e le tue pretese. Sono così da mesi, ma fingevo fosse niente. Non riesco nemmeno a scrivere senza piangere. Ma so di stare impazzendo. Non voglio andare in cura. Non voglio spegnermi. Non voglio essere incatenata. Devo essere come la fenice e rigenerarmi, anche a costo di soffrire ma devo farcela. Perché queste carceri sono come diecimila volte morire. Morire trafitta dagli spilli. Il tuo sangue sulla neve. I piedi rosa salmone. Lo senti attorcigliarsi attorno a te, il giorno della fine. Lo senti e chiedi quasi che ti piombi addosso, l’ansia fa più male. Non so come finirà nel frattempo non posso fingere che nel mio stomaco non stia accadendo niente. È come avere un trapano, si riversa tutto, auto digestione delle emozioni, sono un automa che cammina senza sorridere, te ne sei accorto che non rido da tanto tempo? Sono un fantoccio vuoto che vive tremando, nutrendosi di ossessioni, ma chi vuole vedere queste cose. Troppo presi a criticare e puntare il dito. Non hai fatto questo. Eccoti la mia ripicca. Trova una soluzione. Vaffanculo.
IO MI SONO ROTTA IL CAZZO.
Non posso stare così per nessuno di voi. E se significa chiudere, allora tabula rasa e si riparte da soli. Con le gambe spezzate, con le lacrime agli occhi, fiotti di lacrime di sicuro, ma io non posso vivere in balia di questo temporale.
Devo tornare a splendere. A essere la Maria di sempre. Sempre un po’ triste, ma di una tristezza naturale che svanisce alla prima battuta. Quella Maria voglio essere. Non la pazza furiosa che sono adesso. Non so che dire. Non so che fare. voglio solo finire.

Nessun commento:

Posta un commento