sabato 21 gennaio 2012
Dodici ore dopo ti ritrovi nel letto con tuo fratello accanto che ti dice di aver vomitato. Ricordi il pantalone e la borsa imbrattati dai rimasugli indigeriti di una sconosciuta. L'orrore che ti assale non è comparabile allo stupore di averlo sognato ancora. Un raduno di personaggi mitologici in quell'accozzaglia di catapecchie che è il tuo paese, e c'è R. che deve comprare le sigarette e tu ti chiedi se non sia lui che spicca tra la folla di volti intravisti in foto e immaginati attraverso uno schermo di parole e se fosse lui, allora ti domandi cosa ci fa con quelle troie, e perché le persone che hanno rovinato i tuoi anni più dolci devono aver sempre la vittoria.
E lui ti guarda, forse si nasconde, forse è illusione ottica, e tu non hai gli occhiali e i suoi capelli sono lunghissimi.
Dodici ore dopo ti svegli e mandi affanculo tutti. La borsa appesa ad asciugarsi, il pantalone che puzza d'acetone e la camera assomiglia a quei villaggi distrutti dalle inondazioni. Non hai dormito, Edward Cullen sulla Pepsi ha la capacità di contrariarti del tutto. Ripensi a un certo Cher che ti ha chiesto di conoscerlo, la pelle scura e il naso schiacciato.
Ma io sono già occupata, e innamorata, dici.
Ne sei sicura? E dov'è l'anello?
Perso.
Allora non lo ami. Se lo amassi ne avresti avuto cura.
Non è colpa mia, dici, se sono incapace di proteggere quello che amo.
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