venerdì 24 dicembre 2010

Inquietudine.



"In tutti questi anni non c'è stata una volta che non ti abbia vista turbata, non sei mai stata felice" mi disse la mia migliore amica, una volta.
Ho la tendenza al melodramma, e questo è certo.
Trovo piacevole fare del male alle persone che amo solo per stare ulteriormente male.
La verità è che la solitudine è l'unico sentimento che permette al proprio animo di rivelarsi per ciò che è: smantellata la diga messa in piedi dalla ragione, dal SuperIo per accordarsi ai comandamenti della morale e della "normalità", per arginare la propria inquietudine, il corpo sembra gonfiarsi di emozioni irriducibili, l'esplosione è incontrollabile, la percezione è direttamente proporzionale al grado di dolore che si ha il coraggio di provocarsi. Non è esibizionismo, è una neccessità che scaturisce da ragioni differenti. Il bisogno di essere vivi.
Non sto parlando di tagliarsi le vene, di strapparsi i capelli, di rompersi il femore. E' il conflitto con le persone da cui dipendo che mi tiene viva. Mi rendo conto di diventare maledettamente crudele quando ho bisogno di stare male. Il problema è che questa è un'arma a doppio taglio. Perchè l'aspirazione dell'uomo è essere felice. Ma per star bene con me stessa ho bisogno di sentirmi di merda.
Da questa tensione ecco originata la mia personale inquietudine.

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