sabato 16 luglio 2011

Ci sono ombre che mai mi lasciano.




A volte ti rivedo con gli occhi trafitti di luce cerulea posato e ingombrante, forse seduto su una panchina che non mi ha mai ospitato. Osservi le macchine, i sospiri dei clacson, l'andirivieni sfrenato delle code ai semafori, lo scatto rosso verde arancio, ti sfiori la punta del naso, ti trema un po' la gamba, ma resti accasciato, la sinfonia dell'inverno, è ovvio immaginarti d'inverno, circondato dal caos postmoderno e dall'ossimoro dei palazzi rinascimentali. A volte ti vedo con i capelli lunghi fino alle spalle in un cappotto pesante che imprechi contro le statue a tarda notte, ti scappa da ridere, ti scappa da piangere, e pensi a lei e poi pensi alla lei che hai perso e mandi tutto a cagare, e poi lo fai anche con me ma ormai non è più un brutto ricordo è solo un ricordo qualunque, e scatti una foto teatrale da spedire a chilometri di distanza, solo per strappare un sorriso, o molto meno. Nello scrosciare delle chitarre, nel trafficare delle ombre, la mia borsa che diveniva un pozzo infinito, il cellulare rimpiccioliva tra fazzoletti e cartacce, mi batteva il cuore a mille, avevi qualcosa che mi incantava come mai era successo prima. A volte ti immagino ancora, quando penso di aver perso ogni piacere nel ricordarti mi ritrovo a cercarti, ma non per riallacciare i rapporti o per implorarti di tornare, è un modo per rispettare il passato e maturare, mi perdo nei pensieri perchè ormai è solo nel non luogo che posso dialogare con te e domandarti se stai bene, e se ancora qualche volta ti innamori.

3 commenti:

  1. "è un modo per rispettare il passato e maturare".. mi piace

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  2. si cresce assieme ai ricordi... il tuo è un post vero, sentito, vissuto..

    PS Niente assomiglia tanto all'inferno quanto un matrimonio felice. :-) parole di Marquez

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  3. Poi mi guardi negli occhi
    e mi viene da cagare
    stringo le chiappe
    ma niente
    ci sei tu e per me basta così.

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