giovedì 5 maggio 2011

Le Ragazze Con Cui Esco Hanno Tutte Un Incubo Nel Cassetto (cit.)





Sto seriamente pensando di farmi rimpicciolire per poter visitare il corpo umano. Deve essere spassoso tra microvilli e ciglia vibratili, una specie di acqualand dove tutto è possibile, perfino venir digeriti da qualche simpatico enzima. Oggi un tipo bizzarro ha fermato la mia coinquilina e le ha mostrato la sua capacità di memorizzare, in circa 40 secondi , una ventina di cifre sparate a caso da lei. In casa è scoppiata così la curiosità di partecipare a questa miracolosa dimostrazione sul potenziale nascosto in noi che, una volta venuto alla luce, ci permetterà di superare gli esami con uno sforzo minimo ottenendo un successo imprevisto. Trova il modo di rinvigorire la tua memoria e sarai un 110 e lode, questo è il senso. Sinceramente sono scettica, credo sia solo l’ennesima buffonata per deprivarci del nostro già scarso denaro, e poi ho già da pensare alla bolletta, e la mia memoria è già abbastanza frustrata, non potrebbe sopportare l’ennesima umiliazione. Nel frattempo è una giornata soleggiata e tutto va bene. La sera scorsa ho rischiato di morire, non so se il mio termometro è andato o se sono io incapace o se fosse vero, ma la mia temperatura era di 35 gradi. Io penso di aver avuto qualcosa, ho passato la notte sono strati di coperte insonne per timore di non risvegliarmi mai più e vaneggiando, alternando momenti in cui mi sentivo svanire a altri in cui pregavo che il sole sorgesse. F. ritiene sia colpa dell’ansia, io non ancora ho deciso di affrontare questo problema, per ora guardo tv spazzatura e penso agli esami il minimo possibile per stare a posto con la coscienza. Dovrei sentirmi continuamente di merda, dovrei continuamente provare repulsione per me stessa e per la mia ignavia per passare questo periodo supportata dalla volontà di dimostrare a me stessa che posso superare anche l’inerzia che mi attanaglia, invece no, ripenso a quanto fossi brava e sveglia ai tempi in cui ero una adolescente, a quali pensieri profondi arrivassi, ai chilometri di fogli scritti e letti, alle interrogazioni impeccabili, soprattutto però ripenso a quando la mia mente pareva vergine e incorrotta, non preda degli acciacchi e dell’insonnia, non istupidita da chissà quali illusioni, dalle sigarette e dall’alcol. Erano bei tempi, firmerei per tornare indietro. Chi l’avrebbe detto che in tre anni mi sarei ridotta a questo catorcio perennemente scontento e sconfitto. Quindi sì, lo ribadisco, maturare per me significa tendere al marcio, e non progredire né superarsi, è come ricadere ciclicamente nei propri sbagli, è come annientarsi, è vivere nella nebbia e nello stallo,seguitando a ferirsi, è sopravvivere nell’incapacità di vedere delineato il proprio futuro. La vera crisi non sta tanto nell’adolescenza, il vero dramma inizia più tardi, quando non si hanno ginocchiere e parastinchi da indossare, quando nessuno ti conosce per nome, quando i tuoi occhi e i tuoi passi e i tuoi dubbi restano solo ombre indistinte nel marasma mefitico di una città che non ti appartiene.
M.

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