venerdì 13 maggio 2011

Occhi Bassi.





Il problema è che la mia espressione è sempre abbastanza truce. Tengo solitamente il capo basso, possibilmente affondo nelle orecchie piccole auricolari collegate a un ipod dal vetro spaccato. O comunque sfoggio un evidenziatore tra le dita, e sulle ginocchia sorreggo un libro. Non mi scompongo se nel viaggio sembra che un Eurostar ci travolga, io continuo a fissare il libro, o a cercare la canzone che possa rasserenarmi, o il cellulare. Io ho timore e vergogna del contatto visivo, e se mi capita di dover fissare qualcuno negli occhi arrossisco, o lascio cadere lo sguardo, o fisso un punto vicino risultando strabica. Gli estranei li fisso giusto un attimo, con il mio sguardo truce che nasconde l'imbarazzo e la voglia di scappare, poi torno al libro. Soprattutto la bellezza provoca la mia ritrosia, ancora di più quella degli uomini che trovo attraenti mi porta al silenzio tombale e all'infierire sulla povera cervicale in flessione, che probabilmente ho già del tutto storta.
Non so come mai ci abbia pensato proprio ora, avevo bisogno di uno stacco dallo studio scientifico. Maggio e medicina non sono fatti per stare insieme, ma in un modo o nell'altro devono imparare a convivere.

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