giovedì 24 giugno 2010

Coltello.







Noi due ci stiamo assiderando. Nel freddo delle parole di troppo. Dei silenzi. Delle telefonate in cui il nervosismo ti cade addosso fulminandoti. Hai la voce sempre più oscena. Irritabile da far male. Mi ricordo di quando bastavano le promesse a renderci tranquilli. Vedersi, baciarsi, urlare senza sosta una canzone che sa di mare. Gli ospedali in cui, un giorno, firmeremo cartelle cliniche. Gli alberghi di provincia dove ci comportiamo come vecchie dive, con il foulard, gli occhiali da sole, il rossetto rosso, il cerone di Lady Gaga per ridimensionare, sconvolgere i contorni. Le camere da letto costellate di vecchie foto. La tua mano che mi tratteneva, io che dicevo di mollare la presa, non riuscivo a dormire. Il panda specializzato nelle arti marziali, la tua gatta selvatica che faceva le fusa alle finestre. Faceva male salire su quel treno, imbarcarsi nel viaggio a ritroso, riempirsi di altre favole in cui il lieto fine non poteva mancare. Sorretta dal tuo sguardo appena rabbuiato, dalla tua corsa parallela ai binari, dagli addii che terminavano solo quando non c’erano più centesimi da spendere. Erano belle quelle promesse, sembrava di vivere nello zucchero filato, nel miele più denso in cui si affogava e si moriva un po’, piccoli pezzi di cervello del tutto inutili che si sfilacciavano, ma la perfezione ha bisogno si sacrifici, si sa. E quando ci siamo imbottiti di sigarette perché altrimenti non ci si riusciva a sconfiggere l’imbarazzo, la vergogna, la certezza che la nebbia milanese fosse meno fitta di quei discorsi di silenzio. Era bello. Adesso è un altro tipo di silenzio, di quello che vuoi scacciare via con un cerotto, un incubo, un sogno davvero vivido che non ti abbandona per giorni, come l’ansia delle attese, l’inquietudine delle attese, che ti logora dentro, scavandoti, portando alla luce reperti archeologici costali e cardiaci. Non ho mai voluto che tu fossi per me il coltello, ma se proprio vuoi allora uccidimi in fretta.


Ho sempre pensato che le biciclette vecchio stile fossero opere d'arte.

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