martedì 5 gennaio 2010

L.




Le piaceva il fatto che avesse sempre le mani sporche di inchiostro.
A volte dava l'impressione di sentirsi alienata dal resto del mondo meno che da lui.
Microorganismi infettivi a sconvolgerle l'algoritmo del miocardio. Le consigliavano di mangiare crackers e bere meno caffè. Poi abiuravano perdendosi in una smorfia interrogativa sulle labbra. Il rossetto che svaniva nell'alcol delle due. Ragionamenti inconcludenti sulle stringhe delle scarpe e siamo tutti poetici come Rimbaud con il brevetto da piromani. Le si sono incrostate le vertebre mentre lo schermo bianco continuava a impallidire quando lui era svanito. Nello scroscio dei pixel. nell'ammazzatoio delle sere crudeli sprovviste di stelle. Si piegava per terra, soffocava, sopprimeva a mezza voce i singhiozzi. Strozzandosi sulla moquette. Andava a riempirsi di alcol e poi a collassare su una terrazza con i pugni stretti. Lui le aveva strappato il cuore. Ma bisognava andare avanti, in un oceano atlantico di ipocrisie, per il bene di tutti.
Il problema erano i prati e i preti che la deridevano.
Lei lo sapeva e per questo si guardava le scarpe congestionate con una scrupolosità che rasentava la paranoia.

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