sabato 9 gennaio 2010

Vuota.

Rabbia. E poi dicevi che Le colline hanno gli occhi era solo il titolo di un film. Illusa, delusa, livida, astiosa. Prendo un giornale e l'accartoccio per tedio. Vaffanculo insomma. Poi non vuoi uscire perchè fa freddo. Ma vaffanculo pure a te. Mi mancherai dopotutto. Anche tu. Non dire queste cazzate. Poi spiegazioni e accuse e scuse senza ritorno e andiamo a sfasciarci d'alcol e amore all'Hotel Supramonte, dove le tapparelle chiudono due occhi perchè la notte è ancora lunga e siamo i padroni del tempo, hic et nunc, domani è un altro giorno. Fottiti pure tu Via col vento. Poi domani tornare in quella bolgia. Dove i fiori sono tumefatti e i garage sono arte neoclassica. Mi si spaccano le labbra al sol pensiero.
Tutti a morire di freddo alla stazione centrale, a ignorare il riflesso dello specchio, nascondere quel cazzo di vetro riflettente che poi scopri è un condensatore se ben ricordo con un drappo cremisi.
Mi si sono incollati i capelli al viso, rossa di vergogna. E voi ridevate di me. Sputtanate anche tutti i miei segreti, tanto io gioco al cellulare.
Mah.
Se non altro V. mi ha fatto morire.
"Emme, ma tu lo sai che sono gay?"
"Noooo!"
"Ah beh. E lui è il mio ragazzo"
"Auguri"
Per due secondi vederti solo per sentirmi più idiota del solito.
Ma dopo mi chiedo se in me c'è qualcosa di sbagliato. Sono solo una melodrammatica cronica. Incurabile. Quando mi pareva necessario essere in quella piazza innevata a parlarti degli inverni e poi in un secondo, d'accordo dopo un anno, eccomi di nuovo sulla giostra a struggermi per questo maledetto. Niente.
E' normale che si annulli tutto e ricominci da capo, cambiano i visi e le situazioni ma è sempre la stessa merda?
Ho paura di essere semplicemente vuota.
E lo sono. Eccome se lo sono.

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