mercoledì 6 gennaio 2010

Vestite di Lividi.



Stasera sei apparso così d'improvviso, mentre contemplavo il vuoto con una certa rabbia repressa. Il solito cipiglio a due passi dagli occhi. I capelli che non dovresti tagliare. Mi si è rivoltato lo stomaco e non riuscivo ad alzare gli occhi da terra. Parlavano a due passi di furti di sterei e impianti per automobili fatte a pezzi. Di risse. Di denunce e di sangue. Il kebab sapeva di cacca. Mi appendevo come le buste della spesa al tuo braccio e ci fissavamo fingendo astio. Poi mi hai detto che non eri ubriaco a capodanno ed io non ho voluto indagare oltre. "Mi pareva il contrario" ho biascicato fissandomi le scarpe perennemente sporche.
Nel mezzo del diluvio di vaffanculo siamo andati a sederci per fare a botte con più calma.
Poi cercavo di stirarti la mano e tu ridevi forte della mia incompetenza.
Ti parlavo di un'autopsia, della faccia rivoltata e degli occhi che si staccano. Degli esami da sostenere non appena il cielo masticherà la luna tra le sue fauci. Mi faceva male l'intestino e mi chiedevi se non fossero le mestruazioni precoci. Avrei voluto avere maggiore coraggio in quel momento, invece mi sono accontentata di strimpellare idiozie per alcune ore.
Con la tragedia nelle vene e il fegato stravolto dall'alcol posticcio di ieri sera, ci guardavamo appena come quando c'è del sesso in televisione e tua madre ti siede accanto e scruta le tue reazioni.
Poi mi dicono che ho una cotta per te e io balbetto qualcosa di incomprensibile per giustificarmi. Non credo sia questo. Non ho nemmeno voglia di saperlo. Tanto ora sei andato via, ed ero in macchina anche io, Paolo Nutini che blaterava in inglese qualcosa che sapeva vagamente d'amore. Ma anche le cicche usate conservano quell'aroma bizzarro di zucchero e gomma e schifezze, dopo la sparizione dei coloranti e degli additivi chimici. Avevo le guance rosse mentre l'aria mi sferzava addosso con furia questo freddo contenibile. Si inabissavano le strade. Le piazze deserte e gli alberi rachitici arricchiti di lucette lampeggianti. Sono patetiche ora che ci rifletto appena, e mi fanno male, questi giorni sono perduti, andati via per sempre, e non c'è bisogno di una canzone per prenderne atto. Chissà se manterrai la promessa. Nel frattempo ascolto qualcosa e fumo troppo, e magari andrà via la sensazione di aver perso anche l'ultimo brandello di dignità.
Mi chiedo se sia davvero possibile essere belle vestite di lividi.

1 commento:

  1. Sei sempre la migliore, non c'e' che dire. Il blog che preferisco tra tutti quelli che seguo.

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