martedì 5 gennaio 2010

Non si sfugge agli anni Dieci.

Mi spaventava il fatto che la tua mano avesse preso posto nella mia. Ci baciavamo con la stessa enfasi della guerra fredda. Orchestrando tutte le precauzioni per assimilarci al pulviscolo, io e te atomi invisibili nella stanza.
Con tutte le complicazioni immaginabili e qualche stella cadente incastrata nella ringhiera del balcone mi premevi le dita nel palmo e non riuscivi a guardarmi. Con i cuori astemi ed ubriachi di un silenzio stantio con cui era difficile comunicare. Avevamo fumato troppo e bevuto ancora di più. Poi non so com'è successo ma mi bruciavano le labbra e siamo dovuti scendere in strada a domandarci che diavolo stava accadendo. Un esercito di bottiglie, plotoni di transenne. Andiamo a comprare un pacchetto di sigarette per smetterla di sentirci così complici. Qualora non l'avessi capito ci siamo misurati la cassa toracica con il compasso, non so come mai con questo strumento, sarà che il brivido dell'alta velocità non è mai stato il nostro forte ed abbiamo affinato la tecnica per impressionarci a basso costo con utensili del Neolitico. Schizzi di lucidità tra una pausa e l'altra. Riprendere fiato con gli occhi abbassati. Bisbigliare un no poco convinto per ricadere perennemente sul sole. Incrostati nella trama inverosimile di questi anni incapaci di chiamarsi tempo. Con il sentore della catastrofe nelle vene e il vino che traballava sulla tavola metidabondo. Quando ci riprenderemo fingeremo che sia stato solo un bizzarro sogno. Tu nasconderai la mano nelle tasche ed io me la ficcherò tra i capelli, come sempre accade senza una particolare ragione. Ma nel frattempo ti dedico i miei anni paranoici e rimasugli di biscotti per i cani. I tuoi capelli mi graffiavano le labbra e tutto era buio, qualche lucetta lampeggiava patetica a due passi da Marte.
Con tutte le peggiori intenzioni che ci agitavano adesso siamo passati ad ignorarci e ad accarezzarci con gli occhi con l'aria inebetita di chi non ha idea di come comportarsi.
I luoghi pubblici sono costellati di cicche di sigarette e di carte oleose e i tuoi sorrisi mi si cicatrizzano addosso senza far poi così male.
O almeno voglio credere che sia così.
Mi si sono sbucciate le ginocchia a furia di guardarti.

1 commento:

  1. Ciao Emme, ora io tgi seguo (:
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