giovedì 7 gennaio 2010

Uccidimi colesterolo.




Collimavano le opinioni sul significato di somatizzare e avevo la pelle vagamente tumefatta, ma questo non era un problema. Pensavo che ci servirebbero dei codici speciali con cui respingere gli interessamenti delle persone più svariate che popolano queste quattro strade di campagna. Te ne sei accorto, sono pronte a dimostrarsi più acide dei limoni e a venderti tutte le robacce improponibili tipo le sottane e i mutandoni delle nonne tanto per ficcartelo nel culo come ogni essere umano degno di rispetto.
Ho come la sensazione di star perdendo la vista, traballa tutto, per di più non riesco a prendere sonno e mi fa spesso male il fegato. Mi domando se non sia appendicite, dire peritonite fa più da supereroi e mi spengo l'ennesima sigaretta addosso e ultimamente mi dici che sono sbadata e che mi colano gli occhi nelle pozzanghere come se fossero fatti di olio. Mentre mi guardavo attorno e mi parlavi ed era necessario muovere le palpebre a caso posando le ciglia sulle buche della strada, il bar illuminato, la cameriera che è una gran puttana, le macchine devastate dalle incomprensioni tra guidatori, mi è caduta sui pantaloni, ho detto cazzo, ti sei messo a ridere, sei proprio scema dici. Nel frattempo ascolto musica random e accendo la tv per sorbirmi programmi spazzatura spegni-cervello, aspetto sabato con una certa ansia e preparandomi ad una delusione già diagnosticata.
Poi le confessioni e le telefonate e resta tutto identico a prima e forse più complicato. Roviniamoci l'appetito con un tramezzino affogato nella maionese. Uccidimi colesterolo, uccidimi.
Dopo ho finito per contare i granelli di polvere che mi ballavano sul naso e a stupirmi della pronuncia corretta della parola equipment mentre qualcuno si alzava per andare al liceo, con gli occhi gonfi e rossi e poche buone intenzioni nello zaino.
Si organizzano pullman per fare fuoco.
Sentendo questa frase idiota ho iniziato a ridere fino a non avere più voce.

3 commenti:

  1. passo più tempo sul tuo bolg, mia dolce, che sul mio. Potrei stare ore a leggere ciò che scrivi, senza mai distrarmi, pendendo costantemente dalle tue labbra.
    Le tue parole, alle volte così oscure, sono per me come la pioggia per un arbusto del deserto.

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